La reputazione digitale, al pari di quella nella vita offline, fuori dai social media e da internet, è un biglietto da visita che va curato.
Curare la reputazione online è fondamentale quando si cerca un lavoro poiché è appurato che gli HR valutino i candidati anche attraverso i canali social, non solo quelli professionali, ma anche quelli deputati allo svago personale quali Facebook, Instagram, TikTok, Twitter e vari.
Qui di seguito vi diamo alcuni suggerimenti per curare al meglio i vostri profili social professionali.
Per quanto riguarda gli account professionali su piattaforme quali LinkedIn, è consigliabile utilizzare sempre il vostro nome e cognome completi, invece che simpatici nick name. Per esempio: Mario Rossi e non diavoletto89.
La prima cosa che notano i recruiter sui profili social di un candidato è la foto profilo quindi inseritela sempre preferendo una foto più seria lasciando quelle più leggere per gli altri social.
È utile seguire le pagine di aziende di proprio interesse e tenersi attivi con commenti, like e condivisioni.
Scrivete una breve biografia cosicché possiate presentarvi e catturare l’attenzione e l’interesse dei recruiter. Se avete un blog, inseritelo tra i link rapidi del vostro profilo, aiuterà i recruiter ad avere più informazioni su di voi!
Un altro consiglio che vi diamo è quello di tenere sempre aggiornati i vostri profili con informazioni attuali e di non trascurarli troppo.
Nonostante ognuno sia libero di pubblicare ciò che vuole sui propri profili social, ricordate che ciò che finisce su internet, resterà in rete per sempre.
In Italia, la Cassazione, con sentenza 27939 del 13/10/2021, ha respinto il ricorso di un lavoratore che aveva fatto sui social (Facebook) critiche aspre contro il capo e i manager. Il lavoratore, nonostante avesse il profilo privato (cioè visibile solo ai suoi amici), è stato licenziato per giusta causa poiché il mezzo utilizzato è, infatti, idoneo a determinare la circolazione del messaggio tra un gruppo indeterminato di persone. Motivo per cui il licenziamento è valido.
Sempre secondo la corte di Cassazione, le critiche “sono ammissibili in una chat privata” poichè si ha “tutela della libertà e segretezza dei messaggi scambiati in quanto diretti unicamente agli iscritti ad un determinato gruppo e non a una moltitudine indistinta di persone, pertanto da considerare come la corrispondenza privata, chiusa e inviolabile.”[1]
Per questo motivo evitate di condividere contenuti inopportuni, di avere atteggiamenti aggressivi e discriminatori e prestate sempre attenzione alle foto in cui venite taggati e al linguaggio utilizzato.